Regia: Francesco Lagi
Soggetto: Stefano Accorsi, Enrico Audenino, Teresa Gelli, Giordana Mari
Sceneggiatura: Enrico Audenino, Teresa Gelli, Giordana Mari, Francesco Lagi
Genere: Sentimentale
Cast: Stefano Accorsi, Micaela Ramazzotti, Alessandro Tedeschi, Ottavia Piccolo, Andrea Roncato, Beatrice Fiorentini, Luca Santoro.
Durata: 6 episodi di 45-50 min
Origine: Italia
Anno: 2024
Piattaforma: Sky
Anna e Alessandro s’incontrano per la prima volta a vent’anni, durante un viaggio Interrail. Quel percorso in treno da Bologna alla Spagna è galeotto, per loro, ma se Ale ha una meta vaga e nel contempo dettata da un intento preciso, che non si sente di svelare subito, Anna nasconde un segreto che mette una forte ipoteca sulla sua vita. Tra loro nasce un’intesa profonda, e separandosi per tornare ciascuno alla propria vita, decidono di scriversi per rimanere in contatto. Quando si ritrovano, dopo vent’anni e una miriade di lettere, lui urbanista che gira il mondo e passa da una relazione sentimentale all’altra, lei sposata con un figlio e una laurea in agronomia nel cassetto, l’ormai raggiunta maturità anagrafica esige da entrambi scelte e consapevolezze che non si possono più rimandare. E questa volta, nell’avvolgente atmosfera familiare della loro Bologna, tra gli affetti più cari, Anna e Ale dovranno fare i conti con la loro realtà individuale e con le imprevedibili e insondabili tempistiche della casualità.
Impossibile negare che l’argomento è già stato considerato da tutti i punti di vista, e volendo citare esempi analoghi c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: tra i tanti, il capolavoro di Scola, La famiglia, con la liaison impossibile ma lunga una vita tra Adriana e Carlo (Fanny Ardent e Vittorio Gassman), un classico come la trilogia Before di Linklater, i recenti Past Lives di Celine Song e Le occasioni dell’amore (quanto sarebbe stato più bello il titolo originale, Fuori stagione) di Stéphane Brizé. Ma l’ottima sceneggiatura, che intreccia le due fasi temporali associando al flashback la lettura della corrispondenza tra i due, con le loro voci che si alternano, mantiene vivo l’interesse di chi guarda, rafforzata dalla complice intensità dei due protagonisti, Micaela Ramazzotti e Stefano Accorsi, che è anche ideatore e produttore della serie.
È interessante osservare le differenze tra Anna e Ale nel modo di affrontare la stessa realtà: quella del loro amore. Quasi sempre determinato e sicuro dei propri sentimenti Ale, confusa e colta di sorpresa dalle proprie stesse reazioni Anna. Se tutti e due, quando si ritrovano dopo tanti anni, devono fare i conti con la goffaggine e l’imbarazzo che hanno preso il posto della spontaneità giovanile, è soltanto lei, Anna, a complicarsi la vita facendo i classici tre passi avanti e due indietro e perdendosi in un groviglio di paure e di negazioni o confessioni fuori luogo che sconfinano nell’autosabotaggio più o meno inconscio, sia con Ale sia con Guido, suo marito. Di fatto, nella nuova realtà che potrebbe delinearsi, Anna ha molto da perdere in termini di sicurezza e affetti, mentre Ale, meno impegnato nella sua relazione del momento, vuole dare una svolta alla sua vita vagabonda, e vorrebbe farlo proprio con quella ragazza che non è mai riuscito a dimenticare. Ma nel contempo Ale ha anche una ragguardevole dose di egocentrismo che gli impedisce di immedesimarsi in Anna e di comprendere a fondo le difficoltà, quelle tangibili ma soprattutto quelle interiori, che deve superare per stare con lui.
È una questione di tempi, perché se non è detto che il treno passi una sola volta nella vita, è difficile che passi una terza: del resto è così che è cominciata tra loro, con un treno reale perso sul serio, quindi almeno la seconda volta bisogna prenderlo al momento giusto. Invece, tra Anna e Ale è tutto un fuori sync, come dice lo stesso Accorsi in un’intervista. Sull’impossibilità, o l’incapacità, di rispettare i tempi dell’altro, si gioca il loro futuro. E ancora, il fuori sync è il protagonista del terzo tempo della serie, forse il meno riuscito: tirare le somme di qualcosa di illogico come l’amore è sempre un’impresa difficile, e voler chiudere il cerchio, sentimentale e narrativo, risulta un po’ forzato.
È anche una questione di incomunicabilità, l’eterna questione che mette in crisi il genere femminile e quello maschile, alla disperata, nel senso letterale di senza speranza, ricerca di un linguaggio comune che è come l’isola che non c’è. E poi ancora, è questione di impatto con la realtà: l’assenza, il rapporto unicamente epistolare, l’idealizzazione del ricordo hanno salvato Anna e Ale dalla quotidianità che soffoca il desiderio e spegne l’entusiasmo. «Mi domando se noi due siamo solo la proiezione sbiadita di un lontanissimo ricordo» dice Ale a un certo punto. E quando si lasciano attraversare dalle circostanze della vita reale, rischiano di perdersi, paradossalmente, in quella nuova vicinanza, proprio loro che sono sopravvissuti a una lontananza di due decenni.
Infine, tra i motivi per guardare questa serie, e più che mai last but not least, c’è la singolarità di una corrispondenza, in tutti i significati del termine, che nell’epoca degli emoji a forma di cuore con le loro infinite varianti riempie pagine e pagine di carta per vivere e rivivere la magia dell’irrazionale, di quello scarto infinitesimale tra assennatezza e sensazione di leggera follia: perché è di questo che si tratta, semplicemente di “Un amore”.
Voto: ★★★
Lucia Corradini