Titolo originale: Sugar
Soggetto: Mark Protosevich
Regia: Ferdinando Meirelles (pilot)- Adam Arkin
Sceneggiatura:, Mark Protosevich, Donald Joh
Montaggio: John Petaja
Cast: Colin Farrell, Anna Gunn, Alex Hernandez, Kirby Howell-Baptiste, Dennis Boutsikaris, Amy Ryan, Nate Corddry, James Cromwell, Sydney Chandler
Durata: 8 episodi da 32’-49’
Origine: Stati Uniti
Anno: 2024
Piattaforma: Apple TV+
John Sugar, un enigmatico investigatore specializzato in persone scomparse, dopo una missione in Giappone torna a Los Angeles per ritrovare una ragazza di 25 anni, Olivia, la nipote di un importante produttore di Hollywood, Johnathan Siegel. Sugar sembra avere diverse abilità: parla molte lingue, non subisce gli effetti dell’alcool, usa la tecnologia per introdursi nei diversi ambienti e si mostra incredibilmente empatico e generoso nei confronti delle persone bisognose. Oltre a questo c’è , come è d’obbligo, una grande capacità intuitiva quasi visionaria. Si coglie però una sua fragilità avvolta dal mistero che riguarda il suo fisico, una malattia o forse qualcosa d’altro che improvvisamente lo fa sanguinare da un braccio o quasi perdere i sensi.
Sulle tracce di Olivia, John incontra in un locale Melanie, matrigna della ragazza, che cerca di sedurlo…
La prima puntata è introdotta dal bellissimo bianco e nero del prologo, in cui Sugar è in Giappone e come in un noir anni ’50 la sua voce fuori campo caratterizza immediatamente il personaggio, aggiungendo un fine lato umano alle sua sagacia e capacità di combattimento degna del suo ruolo. L’atmosfera è quella del noir che rimane tale anche quando passa al colore e lo fa usando tonalità brillanti che saturano il campo e lo rendono colmo di inquietudine. Il protagonista passa da una lingua all’altra, affronta combattimenti e risolve facilmente ogni situazione come un super-eroe e allo stesso tempo è estremamente sensibile ai problemi delle persone che cerca subito di aiutare rendendosi anche troppo umano.
Questi due lati si mescolano ad un elemento quasi sovrannaturale che non viene svelato ma che si intuisce bene alla fine della prima puntata. Collin Farrel mostra chiaramente tutte queste sfaccettature rendendo John molto affascinante e destando la curiosità dello spettatore. L’aspetto interessante e originale che emerge in modo netto è soprattutto l’amore per il cinema (del protagonista e dei creatori della serie) che permea di citazioni questo primo episodio e, quindi, si immagina l’intera serie. A cominciare dal caso che appunto riguarda la nipote di un noto produttore cinematografico figlia di attrice e aspirante tale. Le citazioni sono sia esplicite, come nel regalo che la sua “agente” fa a John, la stessa pistola usata da Glenn Ford nel Il grande Caldo (1953), sia implicite, riferite ai capolavori del cinema noir ma anche ad Hitchcock, con una sequenza magnifica che richiama quella famosa della doccia di Psycho (1960). Ci sono poi rimandi al versante più mistico e onirico del cinema americano anni ‘50 in bianco e nero (Wilder, Aldrich). In ogni inquadratura c’è una grande attenzione al dettaglio per cui anche gli elementi ancora avvolti dal mistero non scadono mai nel banale e creano la giusta suspense per continuare la visione.
Maria Antonietta Vitiello
★★★★