
Regia: Samanou Acheche Sahistrøm
Soggetto: Adam August
Sceneggiatura: Adam August, Samanou Acheche Sahlstrøm, Frederik Ringtved
Genere: Thriller
Cast: Clara Dessau, Maria Cordsen, Afshin Firouzi, Nicolas Bro, Arian Kashef, Soheil Bavi, Lara Ly Melic Skovgaard, Dan Boie Kratfeldt, Annika Witt, Josephine Abeba, Klaus Tange.
Durata: 6 episodi di 40-50 minuti
Origine: Danimarca
Anno: 2
Piattaforma: Netflix
Quando un agente dei Servizi Segreti danesi viene ucciso, si pone il problema di sostituirlo prontamente per non dare tregua a un’organizzazione criminale attiva nel narcotraffico. Folke, veterano dei Servizi, decide di puntare tutto su una recluta dell’accademia di polizia, Tea Lindeburg, che nonostante la giovane età lo colpisce per la determinazione a uscire dalla tossicodipendenza cambiando vita. Il compito di Tea, sotto la finta identità di una gioielliera di nome Sara rientrata da Dubai per aprire una boutique nel centro di Copenaghen, è diventare amica intima di Ashley, la moglie del potente trafficante di droga e, una volta ottenuta la sua fiducia, aprire una breccia nella rete delinquenziale.
Il tema intorno al quale ruota questa serie è l’identità: Legenden, nel gergo poliziesco danese, indica infatti una falsa identità creata per compiere missioni rischiose sotto copertura. Il primo episodio ci mostra qualche stralcio della vita di Tea: le sedute di recupero per tossicodipendenti, una visita carica di tensione alla madre ex alcolista che le consiglia di andare a fare la cassiera per avere un posto sicuro, la cena alla lavanderia a gettoni con la pizza nel cartone, leggendo un libro e ascoltando musica nelle cuffiette come fa chi non si aspetta niente di buono dal mondo fuori e si autoprotegge nella propria solitudine. Quando subentra un cambiamento forzoso di identità, Tea diventa Sara a tutti gli effetti: sotto i vestiti eleganti, il trucco sobrio e i capelli raccolti, la ragazza scontrosa e un po’ selvaggia diventa una convincente giovane signora sofisticata e impeccabile, come se l’abito facesse il monaco. Quello che accomuna Tea e Sara, oltre a essere uno dei principali motivi per cui Tea viene scelta, è la perspicacia. L’acutezza e la rapidità nel decifrare una persona o nel decodificare una situazione, come si evince dal test estemporaneo a cui la sottopone Folke in un caffè, la rendono preziosa per chi deve fare affidamento su di lei in circostanze delicate. Di preziosi si tratta anche nella nuova ambientazione che le viene costruita tutt’attorno, letteralmente scintillante in mezzo alle tinte scure e offuscate tipiche delle serie nordiche, dove i colori dominanti sono il grigio in tutte le sue tonalità e il bianco ghiaccio. Nel primo episodio entra in scena anche Ashley, la preda-vittima designata, caratterizzata, fisicamente e come attitudine, da linee morbide e voluttuose, laddove Sara è spigolosa e tesa. Ashley ha studiato oreficeria, ha una bambina che adora e tante amiche con le quali passare il tempo. L’infiltrata dovrà diventare per lei una presenza unica, che si distingue dalle altre e si fa prediligere, un’amica speciale. «Non sei abituata a fare amicizia» dice Folke a Sara dopo averla vista in azione. E di certo non sbaglia. Tralascia però, o perde di vista, qualcosa che promette di tenere alta la tensione nel prosieguo della serie: la strategia. È in questo che la pensosa Sara eccelle, con la capacità di trasformare a proprio favore anche occorrenze di segno negativo, ed è presumibile che negli episodi successivi dispiegherà questo suo talento non senza riservare sorprese e colpi di scena. Date le premesse, la collisione tra queste due donne agli antipodi potrebbe anche diventare collusione, e questo aspetto privato della serie è talmente affascinante che l’altra sequenza narrativa, ossia la trama poliziesca, passa un po’ in secondo piano. Trattata con una certa superficialità, almeno all’inizio la vicenda criminale fatica a scostarsi dai cliché della spy story, nonostante la credibilità e l’efficacia del personaggio di Miran, il narcotrafficante marito di Ashley.
Legenden non brilla per originalità ma ha i suoi punti di forza nel non affastellare scene a effetto o rivelazioni che lasciano senza fiato, privilegiando invece una lentezza riflessiva che lascia emergere le sfaccettature dei protagonisti e i cromatismi delle loro interazioni. Analogamente, la suspense non nasce da inseguimenti e fughe fino all’ultimo respiro, ma da una parola lasciata cadere come per sbaglio, da un’intuizione di Sara che cambia l’esito di un confronto e crea aspettativa, come significativamente accade alla fine del primo episodio.
Voto: ★★★
Lucia Corradini