Genere: Commedia, Fantascienza

Regia: Christos Nikou

Soggetto e sceneggiatura: Christos Nikou

Interpreti: Jessie Buckley (Anna), Riz Ahmed (Amir), Jeremy Allen White (Ryan), Luke Wilson (Duncan), Annie Murphy (Natasha)

Durata: 113’

Origine: USA

Anno: 2023

Piattaforma: Apple TV+

Alla ricerca di un impiego, Anna accetta di lavorare per Duncan, appassionato fondatore dell’Istituto dell’Amore, una clinica nella quale, mediante una serie di test che culminano con l’estrazione di un’unghia della mano, la compatibilità di una coppia viene certificata scientificamente. Coloro che ottengono il 100% si vedono così riconoscere un “attestato d’amore” che prova, agli occhi della società, l’indissolubilità del sentimento che li lega.

Tuttavia Anna, sempre più attratta dal nuovo collega Amir nonostante il test positivo ottenuto con il fidanzato Ryan, inizia a mettere in questione il sistema e, pian piano, la sua stessa capacità di entrare in contatto con la propria sfera dei sentimenti.

Se già con la sua surreale opera prima Apples il cineasta greco Christos Nikou aveva messo in scena una sconnessa love story nel pieno di un’anacronistica e “amnesica” pandemia, attraverso il tocco più ironico ma egualmente alienante di Fingernails, il promettente pupillo di Yorgos Lanthimos ci trascina all’interno di una stramba commedia venata da una sci-fi alquanto discreta; nella quale, come è stato osservato, se non fosse per il buñueliano pretesto di fondo parrebbe di trovarsi al cospetto di un ennesimo dramma in stile Noah Baumbach.

La fantascienza che si respira tra le pieghe di un prossimo domani che nulla ha di particolarmente differente rispetto al desolante e insicuro oggi, è infatti quasi invisibile: fatta eccezione che per l’altissimo tasso di divorzi e cuori spezzati causato dall’introduzione di quella apparentemente infallibile e dolorosa tecnologia in grado di quantificare, più o meno oggettivamente, il delicatissimo feeling di coppia. Questo controverso procedimento ha permesso alla giovane Anna (Jessie Buckley) di riconoscere come anima gemella l’anonimo e svogliato fidanzato Ryan (Jeremy Allen White, nelle ultime settimane vincitore di numerosi premi per la sua interpretazione dello chef protagonista della serie tv The Bear), nonostante fra i due l’intesa appaia tutto fuorché esplosiva. Ed è proprio per tentare di capire la reale natura di questa apparentemente “incompatibile compatibilità” che la Nostra, all’insaputa della sua dolce metà, riuscirà a trovare un impiego all’Istituto dell’Amore, dove, tra bizzarre sessioni psicoattitudinali e involontariamente comici giochini sulla fiducia reciproca, Anna farà la conoscenza di Amir (Riz Ahmed), empatico collega verso il quale l’iniziale platonica attrazione sembra destinata a sfociare in un sentimento ben più profondo.

È dunque una sorta di fiaba post moderna quella che Nikou sceglie di narrarci con Fingernails, anche se decisamente meno ruvida e incisiva di quanto la sua visionaria opera prima non apparisse già nei primi (post)apocalittici fotogrammi. Sacrificando, infatti, la componente prettamente distopica dell’intera grottesca situazione in favore di un focus più centrato sui suoi personaggi – e sulla loro altrettanto desolante psicologia emotiva – il cineasta greco delinea un’idea di fantascienza chiaramente più esistenzialista. Sono tanti i dilemmi etici e sentimentali che un’idea così semplice eppure così agghiacciante porta nella vita delle persone: è giusto affidarsi alla tecnologia quando si parla di sentimenti? Esiste davvero una formula scientifica che aiuti le persone a trovare l’anima gemella? Scienza e sentimenti possono essere indissolubilmente legati?

All’interno di un mondo dove le relazioni appaiono autentiche solo se socialmente accettate come tali, Nikou intreccia azioni e commenti critici sullo sfondo di un’acuta analisi satirica, ed è nelle pieghe di questo cinismo caustico, mutuato con tutta probabilità dai registri sferzanti di The Lobster, che Fingernails trova la chiave per attaccare i conformismi e i dettami (etero)normativi di cui sono oggetto le coppie in una realtà solo apparentemente opposta alla nostra, proprio perché “parallela”. Peccato che questi temi così stimolanti e attuali vengano trattati, specie nella seconda parte del film, con una certa reticenza che non riesce a graffiare oltre la mera superficie: la narrazione viene così privata di quel coraggio e di quella rabbia di cui ogni ritratto distopico ha bisogno per poter disegnare un mondo davvero arido di umanesimo.

Francesca Savino

Voto: ★★(★)