a cura di Giancarlo Zappoli, Luisa Ceretto e Andrea Morini
Lindau s.r.l. 2001
pagine 304 – € 18,50
“Il cinema…questo cinema che ho tanto amato per tutta la vita, di cui mi sono nutrito ben prima di viverne, questo cinema centenario e sempre turbolento come un adolescente in crisi, questo movie-business che è anche un’arte, non smette di cambiare”. Ancora oggi, a 64 anni – e 44 dal primo breve documentario realizzato – Claude Lelouch si esprime così nei confronti della settima arte. Con un entusiasmo rimasto intatto nonostante gli alti e bassi della sua carriera e malgrado l’assedio spesso indiscriminato di gran parte della critica, compensato (anche se non sempre) dalla fedeltà del pubblico. Un’indagine di mercato ha verificato che gli unici due nomi di registi nazionali conosciuti da più del 60% dei francesi sono quelli di Claude Leluch e Jean-Luc Godard. Due modi assolutamente distanti di concepire il cinema, accumunati (forse per questo) dalla memoria collettiva.
In Lelouch vita e cinema coincidono, non solo sul piano del necessario coinvolgimento dell’autore con la propria opera, ma proprio per quel tanto di adolescenziale che l’autore di Un uomo, una donna riconosce all’oggetto della propria ispirazione e che resta tuttora inalterato nel suo modo di affrontare la realtà.
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