Regia: Johan Renck

Soggetto: Jaroslav Kalfar dal suo romanzo “Spaceman of Bohemia”

Sceneggiatura: Colby Day

Fotografia: Jacob Ihre

Cast: Adam Sandler, Carey Mulligan, Paul Dano, Kunal Nayyar, Isabella Rossellini, Lena Olin

Origine: Repubblica Ceca, Stati Uniti

Durata: 107’

Anno: 2024

Piattaforma: Netflix

Jakub Procházka è un astronauta ceco in missione solitaria da 189 giorni. Il suo obiettivo è raggiungere una addensamento stellare che si è presentato da qualche tempo nel cielo terrestre. Sulla Terra sua moglie incinta ha deciso di lasciarlo e Jakub intuisce la situazione. A fargli da confidente sull’astronave compare un alieno  aracnideo a cui dà il nome di Hanus.

Se avete in mente l’Adam Sandler sopra le righe che riusciva a far ridere (anche se non sempre) gli spettatori di là e di qua dall’Oceano non pensate di ritrovarlo in questo film. Il suo Jakub è un uomo dalla personalità complessa a cui la solitudine prolungata sta creando più di un’ansia per quanto sia capace di auto controllarsi. D’altronde, in questa produzione ceco-statunitense alla regia c’è Johan Renck di cui si è potuta apprezzare la miniserie Chernobyl che non era precisamente una commedia.

A terra troviamo una struttura politica non ancora distaccata dal socialismo reale(Isabella Rossellini è la commissaria politica che sovrintende alla missione). Nello spazio la gara è fra cechi e coreani per chi raggiungerà per primo la meta. Uno dei pregi di questo film sta proprio in questo: un attore decisamente made in Usa che si mette a disposizione di una narrazione che nasce europea come modalità di espressione e come atmosfera. Il ricordo non può non andare a Solaris di Tarkovski Là il pianeta attorno a cui orbitava  la stazione spaziale era in grado di materializzare i ricordi e le tensioni degli esseri umani facendoli comparire davanti a loro. Qui la presenza dell’enorme ragno Hanus consente a Jakub di aprirsi ad una comprensione di ciò che veramente conta e  ha contato (anche se non se ne rendeva conto) nella sua vita.

Qui si innesta una molteplicità di piani di narrazione che solo apparentemente è frammentaria perché in realtà vuole offrirci le tessere di un mosaico che Jakub cerca di far combaciare dentro di sé. A terra c’è attesa per una missione che non solo deve riuscire per dare prestigio alla nazione ma anche degli sponsor che chiedono un adeguato ritorno di visibilità. C’è poi (e soprattutto) una moglie che ha deciso di rompere il legame nel momento più critico ritenendo che il comunicarlo a Jakub non sia più procrastinabile. Ecco allora che sul volto di un Sandler/Jakub mai così intenso compaiono tutte le variazioni possibili degli stati emotivi che si trovano a confrontarsi con una distanza mediata da un compagno di missione inatteso, inizialmente da temere per poi avvertire il bisogno della sua presenza. Il passato, il presente, gli spazi (quello interno all’astronave e quello in cui si ritrovano le madri in attesa sulla Terra). Tutto contribuisce a creare un’atmosfera che si allontana dal già visto pur rendendo omaggio, più o meno consapevole, a un maestro del cinema.

Giancarlo Zappoli

★★★ e 1/2