Titolo originale: Boston Strangler
Regia: Matt Ruskin
Soggetto: Matt Ruskin
Sceneggiatura: Matt Ruskin
Cast: Keira Knightley, Carrie Coon, Chris Cooper, Alessandro Nivola, Rory Cochrane, David Dastmalchian, Peter Gerety, Robert John Burke, Ryan Winkles, Morgan Spector, Michael Malvesti, Aurora McLaughlin, Liam Anderson, Antonio Volpicelli, Nancy E. Carroll, Therese Plaehn, Stephen Thorne, Greg Vrotsos, Ian Lyons, Christian J. Mallen, Pat Fitz, Pamela Jayne Morgan, Robert C. Kirk, Charlie Thurston, Kate Middleton, Ivan Martin, Kate Avallone, Tamara Hickey, Luke Kirby, Thomas Kee, Kyra Weeks, John Lee Ames, James Ciccone, Bill Camp, Jimmy LeBlanc, Gary Galone, Josh Drennen, Brian Faherty, Caroline Nesbit, Michele Proude, Grace Aiello Antczak, Sheriden Thomas, Rosemary Howard, Kris Sidberry, Sissy O’Hara, Kate Lynch
Origine: Stati Uniti
Durata: 113′
Anno: 2023
Piattaforma: Disney+
Tra il 1962 e il 1964 la città di Boston è segnata dall’omicidio di 13 donne, violentate e strangolate. Loretta McLaughlin, reporter del Boston Record American è la prima a individuare una correlazione tra i delitti, iniziando a seguire con attenzione il caso, affiancata dalla collega veterana Jean Cole.
È incredibile quanto uno dei casi di cronaca nera più sconvolgenti della storia americana possa venir così tanto banalizzato da una messa in scena così piatta e priva di personalità. Sulla carta il film diretto da Matt Ruskin aveva tutti gli strumenti per poter essere d’indubbio interesse. Il racconto del caso dello strangolatore di Boston che negli anni Sessanta sconvolse l’America, attraverso il punto di vista di Loretta McLaughlin e Jean Cole, le due giornaliste d’inchiesta del Boston Record American che seguirono il caso, poteva fornire spunti per un approccio alternativo al racconto true crime. Purtroppo, la foga nel riuscire a veicolare il messaggio che si vuole trasmettere è tale da passare oltre le modalità con le quali questo viene proposto. Nel complesso, le intenzioni alla base del film sono quelle di evidenziare quanto i media e l’opinione pubblica siano fautrici degli stessi mostri che si trovano a descrivere, il tutto immerso in un’ottica femminile e femminista. Tuttavia, la volontà d’esprimere questo concetto prevale su qualsiasi altra cosa, dimenticandosi dell’importanza del contesto. Ciò appare evidente in una rappresentazione degli anni Sessanta che si evince unicamente dalle scenografie. Le espressioni, il modo di parlare, così come quello di porsi, si discostano totalmente da quella che dovrebbe essere l’ambientazione storica, trasformandola di fatto in un universo strano dove costumi e oggetti d’epoca sono inseriti in una dimensione assolutamente contemporanea.
Da un punto di vista registico e soprattutto fotografico, con luci e colori che virano verso un tono opaco, è indubbio quanto il film ricerchi il suo punto di riferimento nel cinema di David Fincher. Tuttavia, la scrittura svela quanto i rimandi al regista americano siano solo di facciata, per una pellicola epurata da ogni forma di elemento che potrebbe anche solo lontanamente apparire come controverso, ostaggio delle sue stesse intenzioni. Non sorprende, a tal proposito, la sua presenza all’interno del catalogo di Disney+.
Luca D’Albis
★★