a cura di L. Ceretto, A. Morini, G. Zappoli

Lindau, Torino, 2002

pagine 176, 16,50

 

 

 

Lungo il corridoio illuminato  da luci al neon, una ragazza sorride e la macchina da presa ne segue al ralenti i movimenti. In fuori campo, la voce narra un momento della sua esistenza, distante nel tempo: «Questo avveniva dieci anni fa, nel 2001». Così ha inizio Millennium Mambo, l’ultima pellicola di Hou Hsiao-hsien, il cui racconto, giocando ambiguamente tra presente e futuro, crea un’atmosfera permeata dalla sensazione d’indecifrabilità, di squilibrio. È una sensazione che lo spettatore occidentale, in particolare, può provare di fronte all’intera opera del regista: non si tratta di una difficoltà di comprensione, quanto, piuttosto, di una non facile modificabilità nei confronti di un cinema denso di riferimenti culturali dei quali non riesce a pieno a cogliere il senso. Alcune sequenze dei film di Hou, similmente alle raffigurazioni della pittura cinese, sono come splendide stampe di paesaggi impressionati dalle emozioni lasciate dal passaggio dei personaggi, svuotati della presenza umana quasi a contemplarne l’assenza.

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