Regia: Wes Anderson

Soggetto: dalla raccolta Someone like You di Roald Dahl

Sceneggiatura: Wes Anderson

Fotografia: Roman Coppola

Cast: Rupert Friend, Ralph Fiennes, Asa Jennings

Durata: 17

Origine: Stati Uniti d’America, Regno Unito

Anno: 2023

Piattaforma: Netflix

Due bulli, Ernie e Raymond, muniti di una carabina e dopo aver fatto strage di uccelli, incontrano  Peter Watson, un ragazzino che ama i volatili. Minacciandolo con l’arma  lo legano e lo depositano sulle rotaie della ferrovia. Si salverà dal passaggio del treno ma questo non sarà sufficiente per i suoi persecutori.

“Alcune persone, quando hanno subìto troppo e sono state spinte oltre il limite della sopportazione, semplicemente crollano, crollano e si arrendono. Altri invece, anche se non sono molti, per qualche motivo saranno sempre invincibili. Li incontri in tempo di guerra e anche in tempo di pace. Hanno uno spirito indomabile. E niente, né il dolore, né la tortura, né la minaccia di morte li farà arrendere. Il piccolo Peter Watson era uno di questi.” Così si esprime Roald Dahl, interpretato da Ralph Fiennes, a commento del protagonista di questo racconto che deve aver attratto l’interesse di Anderson forse per la possibilità di lavorare sull’orrore del bullismo trasferendolo in una dimensione quasi astratta. Tutto ciò senza perdere in nulla per quanto riguarda la tensione drammatica e la denuncia dei comportamenti.

Perché tutta la vicenda viene ambientata in una campagna ricostruita in studio inizialmente grazie a pareti di spighe essiccate in cui si aprono inattese porte per poi passare alle traversine di binari che subiranno a loro volta una trasformazione finendo poi con il trasferirsi ai bordi di un lago immaginato più che immaginario. Non rinunciando al narratore, che si scoprirà essere lo stesso protagonista vittima della crudele stupidità dei bulli, Anderson dà luogo a una dimensione di sdoppiamento che rischia di congelare, come nel suo cinema accade spesso, l’azione mentre invece si trova a sottolinearla con grande efficacia. Tutti gli elementi espressamente di finzione concorrono a creare un crescendo che porta a un sacrificio che si traduce in vittoria. Più viene mostrato l’artificio più si invita lo spettatore a seguire la vicenda e a formulare un giudizio. In un periodo storico  in cui il conformismo del sedicente anticonformista politically correct sembra avere insidiato anche menti un tempo aperte e libere è bello che Dahl (vittima delle revisioni) venga rivalutato da un Autore come  Anderson che in questa occasione torna a mettere l’estetica al servizio della storia narrata e non viceversa.

Giancarlo Zappoli

Voto: ★★★ 1/2