Titolo originale: No voy a pedirle a nadie que me crea

Regia: Fernando Frias de la Parra

Soggetto: No voy a pedirle a nadie que me crea di Juan Pablo Villalobos

Sceneggiatura: Maria Camila Arias, Fernando Frias de la Parra

Fotografia: Damián García

Genere: Thriller, Commedia

Cast: Dario Yazbek, Natalia Solian, Alessio Ayala, Anna Castello, Carmen Beato, Juan Minujin

Durata: 117’

Origine: Messico, Spagna

Anno: 2023

Piattaforma: Netflix

Juan Pablo, un giovane ragazzo proveniente dal Messico, vince una borsa di studio in letteratura a Barcellona, e decide di trasferirsi lì con la sua ragazza, Valentina. Ma appena prima di partire viene coinvolto, a causa del cugino, in un giro di mafia che lo obbliga a compiere una missione in Catalogna. Appena arrivato nella città di destinazione, sarà costretto a fare tutto ciò che dice il Laureato, un boss mafioso violento e senza scrupoli che muoverà i passi di Juan Pablo per farlo arrivare a un uomo politico di estrema importanza nel Paese. Nel tentativo di proteggere la propria ragazza,  sarà costretto ad allontanarsi da lei, che rimane ignara fino all’ultimo dei sacrifici del fidanzato.

La commedia thriller diretta da Fernando Frias de la Parra tenta di creare un’atmosfera di mistero fin dai primi minuti dall’inizio del film: un uomo trova per caso un quaderno scritto da un ragazzo, dal nome Juan Pablo, che racconta la sua storia. Presto si annoia di leggerlo e lo butta via.

Attraverso un flashback il regista ci racconta la storia dell’autore del quaderno, coinvolgendoci nelle sue disavventure, riuscendo a trasmettere in parte le emozioni del protagonista, che lo spettatore accompagna con la medesima ansia. Per quanto sia facile tifare per il ragazzo, impegnato a proteggere la fidanzata, non lo è affezionarsi a lui, a causa della personalità poco definita, che risulta debole anche rispetto a quella di molti dei personaggi di contorno, ben più interessanti del protagonista. Difatti, è soprattutto grazie a chi fa da contorno al racconto che quella che vorrebbe essere una  commedia riesce ad andare avanti, e a tenere abbastanza alta la curiosità. Purtroppo, il film non funziona affatto come commedia: sono poche le scene che strappano un sorriso, e, inoltre, risultano essere totalmente decontestualizzate dal resto del lungometraggio, che invece rimane, fortunatamente, un thriller non troppo scontato. I tempi sono esageratamente lunghi rispetto a ciò che alla fine è in grado di comunicare: il senso iniziale del film, e cioè il tentativo di trasmettere il blocco d’autore di un ragazzo appassionato di scrittura, a cui finalmente capita qualcosa di sconvolgente da raccontare, viene completamente perso, per dare voce invece all’allontanamento tra i due fidanzati, senza che nemmeno questo venga espresso con la giusta forza.

La regia riesce a tenere alta l’attenzione grazie ai movimenti di camera repentini che si spostano da un primo piano di un personaggio all’altro, accentuando l’angoscia e la loro paura di morire, ma è completamente scarno dal punto di vista fotografico. Fernando Frias cerca di emulare lo stile pulp tarantiniano, ma riesce solo a presentarne una goffa reminiscenza, e il film si conclude nel più banale dei modi, lasciando lo spettatore senza nulla in mano, se non un tentativo mal riuscito di creare un thriller che possa essere in grado di strappare una risata.

Ginevra Gennari

Voto: ★½