a cura di E. Girlanda e C. Tagliabue
Edizioni Centro Studi Cinematografici, Roma, 1998
pagine 182, € 15,00
L’Apocalisse di Giovanni è il testo biblico che più affascina la cultura e l’arte occidentali. Ma il ‘900, secolo di guerre mondiali e bombe atomiche, trasforma il significato originario del libro sacro, da «rivelazione» in quanto messaggio di speranza, in annuncio di catastrofe o fine dei tempi. Anche il cinema usa parole e figure apocalittiche creando appositi generi (come il colossale catastrofico, il film atomico, il fatta-millenarismo) e con opere d’autore ad alta intensità simbolica (come questo di Marco Ferreri, regista apocalittico per eccellenza, di cui in questo volume viene pubblicata una delle ultime interviste).
In occasione della coincidenza tra i 1900 anni della probabile stesura del tremato giovanneo e la fine del primo secolo di cinema, specialisti di fama internazionale e di competenze diverse si confrontano sul rapporto fecondo tra l’Apocalisse e il grande schermo. Macchina di simboli e meraviglie, il cinema è forse lo strumento di comunicazione che più di ogni altro si avvicina al senso estetico dell’Apocalisse: visione, ascolto e racconto, al di fuori della dimensione temporale. Per la prima volta, si analizzano i significati «cinematografici» del libro di Giovanni e i valori «apocalittici» di una ricca filmografia, che fin dal periodo muto investe aspetti e generi molteplici (come l’apocalisse sentimentale e la commedia). Storici del cinema insieme a teologi, specialisti del testo giovanneo, medievalisti, psicoanalisti e sociologi, tracciano un bilancio dell’eredità del messaggio apocalittico, ancora valido per l’uomo contemporaneo, e una mappa esauriente di film e autori che interessa anche il cinema del futuro e la Realtà Virtuale.
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